Mitologia e realtà poetica nella pittura di Pippi Starace

1977

Il panorama delle arti figurative si è andato negli ultimi anni facendo sempre più complesso. Cieli tempestosi si sono addensati all'orizzonte con rare schiarite e alcune luminosità che sono riuscite solo momentaneamente a rendere la visione meno tetra e drammatica. Abbiamo visto aumentare spaventosamente il numero di pittori, quadriplicare il numero delle gallerie e, purtroppo, abbiamo visto firme valide diventare soltanto una sigla commerciale, una specie di fabbrica personale di milioni che sforna quadri a ripetizione tutti eguali, senza inventiva, non eseguiti a volte neppure dall'autore ma «inventati» su schemi stabiliti da allievi od aiutanti di fortuna.

Con questo commercialismo divagante, da una parte unito a volte alla strumentalizzazione politica, ed infine all'invadenza massiccia di vari «sperimentalismi» di artisti stranieri dei ripetitori italiani ed infine dall'immenso numero di dilettanti, forniti di mezzi finanziari, che hanno cercato di far passare per arte le loro tele mal imbrattate, i pochi artisti autentici, genuini, veri, sono spesso rimasti nell'ombra.
O perlomeno, trovato un loro equilibrio, hanno continuato quasi silenziosamente il loro lavoro senza preoccuparsi del clamore, senza cercare ad ogni costo di diventare un nome orecchiabile, una specie di merce di consumo, un prodotto al pari del frigorifero o del televisore.
E' forse questo anche il caso di Pippi Starace, un artista che in tanti anni di lavoro ha oggi raggiunto una sua completa maturità e dei risultati veramente eccezionali.
Leccese di origine, Starace proprio con una grande mostra a Lecce nello scorso anno ripropose all'attenzione dei critici e dei collezionisti il suo lavoro reso più interessante da nuove esperienze, diventato ricco di una tavolozza calda e corposa con stesure materiche di grande interesse. Le sue strutture di impostazione postcubista si sono fatte più fantasiose, la sua tematica si è allargata tra i limiti di una mitologia e di una realtà poetica.

Recentemente in una mostra romana abbiamo rivisto i suoi lavori: le opere più recenti che sono la migliore documentazione non solo della serietà di questo artista, ma degli obiettivi raggiunti. E sopratutto il mondo poetico di Starace che ci interessa, anzi il suo legame con una realtà pittorica che fa diventare poesia il colore puro, che fa vibrare certi accordi, che dà ai suoi rossi (il rosso, l'ocra, l'arancio sono i colori dominanti della pittura di questo artista) sino a fare considerare Pippi Starace una specie di inventore di mondi sognati di incanti mitologici dove la figura umana acquista valore emblematico: là il ricordo mitologico diventa fatto, inserisce in una realtà quotidiana, evoca momenti desiderati più che vissuti nella nostra esistenza.
Per anni Starace impegnato in grandi opere murali sembrava quasi essersi allontanato (forse con un certo scetticismo verso la commercializzazione dell'arte) dal mondo delle mostre, che in definitiva costituisce ancora il mezzo di contatto più facile con il pubblico e con la critica; lo rivediamo oggi quasi con stupore.

Guardiamo la materia dei suoi quadri, la scomposizione delle figure, quel ritornare su certi accordi, su certi temi, certe tonalità: il mettere in evidenza i lati poetici della dimensione umana, il rapporto, la composizione delle figure, tutto questo costituisce per Pippi Starace un elemento inscindibile nel quadro ed in definitiva ne è la sua personalizzazione.
Un'analisi dei singoli lavori sembra superflua perché questo artista a nostro avviso deve esser giudicato attraverso l'interezza della su opera. Il suo discorso si snoda logicamente nella tematica, nel cromatismo soprattutto nella materia di questi quadri ruvida, piena, corposa, quasi in rilievo. Egli tiene conto delle sue esperienze come affrescatore e mosaicista. La dimensione dei suoi quadri e delle sue opere murarie ci danno un indice della possibilità creativa di questo artista che vede i suoi temi svilupparsi nello spazio: così il quadro va oltre i limiti della tela, prosegue poeticamente nelle nostre visioni e nei nostri sogni.
E questo è il regalo maggiore che un vero artista può fare all'umanità.

Toni Bonavita