L'incanto della materia trasfigurata
1971
Maestro dell'affresco, dell'incausto, del graffito, del mosaico, profondo conoscitore delle tecniche dei Maestri del Medio Evo e del Rinascimento, esploratore e scopritore di nuove più raffinate e progredite possibilità di utilizzazione della materia, Pippi Starace, con un sorriso salentino che punge permanentemente le labbra e gli occhi, tenace ed angelicamente umile, che ha trascorso gran parte della sua vita, come un operoso ragno rossiccio su impalcature e ponti aerei, a tessere tele meravigliose destinate alle spazialità monumentali, al messaggio archeologico della sintesi figurativa di un mondo ancora capace di ricercare ed esprimere il significato trascendente della umanità del lavoro, ha dato un volto ed un ritmo a quel lavoro, al nostro mondo.
Le operose schiere che creano l'epopea della trasformazione della natura, che costruiscono, navigano, arano, martellano e volano, sono il poema visivo della moderna realtà di una società operante che ha trovato in Starace il suo interprete.
Ma come sostrato ideale ed umano di queste grandi costruzioni pittoriche scandite su ritmi di epopea, vi è un'arte che geli antichi avrebbero chiamato « minore » ma che è per noi la maggiore e la più significativa per la tensione poetica, lo scavo espressivo, la originalissima unità e coerenza di stile.
Un cammino faticoso che si sviluppa con una logica rigorosa; dalle ricerche formali, volumetriche e coloristiche alle quali contribuiscono Cubismo e Futurismo, esperienze e miti del Novecento pittorico e ancestrali risonanze (una poesia della memoria, una ricerca del paesaggio spirituale condotta come aspirazione al supremo bene di una verità e di una purezza formale) l'arte di Starace si è sempre più affinata, concentrata nella ispirazione e nella ricerca di una spazialità assoluta che rifiuta addirittura in molti casi la superficie sulla quale il colore appiattendosi si umilia e tende ad integrare colore e forma concreta con una autorità, con una novità tecnica ed un piglio espressivo che rivelano il temperamento, l'estro e l'originalità di un vero Maestro.
Nell'arco delle ricerche creative di Pippi Starace la materia ha una parte fondamentale perché la sua pittura è concreta. Allegorica, figurativa, lirica e spesso sentimentale (con gli scavi nella memoria di celte figure evocate dalla adolescenza di luce meridiana, di pareti, di vele e di occhi attoniti di fanciulli) ma concreta e cioè non affidata all'effetto visivo della vibrazione superficiale ma alla realtà della materia che si impregna di colore e finisce con l'essere essa stessa colore sia in superficie che in profondità. Passate la mano, su queste scabre superfici e ne sentite la concrezione minerale, la destinazione pei secoli, l'ambizione di incrostarsi su di una parete solare non come oggetto di decorazione ma come firma e sigillo che la invenzione umana intende porre alla sua epoca, ai miti, alla poesia che egli ha cercato, creato, cantato.
Pippi Starace ovvero dell'incanto e della trasfigurazione della materia; i suoi emblemi (meditate su « ninfa n. 1 » e sulla sconcertante e fantastica pluridimensionalità spaziale e temporale di questa e di alcune altre creazioni), e sue allegorie, le sue composizioni di nature morte, infine gli stessi suoi riposi marini hanno genuinità di ritmo ed intensità di poesia.
Pittore di grandi mezzi e raffinati estri, Pippi Starace scopre la vena nascosta di antichi colori, di allusioni popolaresche, di luminosità e di miti mediterranei e barocchi; a mostrare - non so più se con umiltà o con orgoglio - il cammino compiuto e la traccia così coraggiosamente scavata nel tempo e nello spirito.
Franco Silvestri