Eco D'Arte - N.4 - Anno VI - Dicembre 1973
Rassegna Mensile di notizie e informazioni d'arte
Se è vero che il punto di incontro dell arte, o meglio, del fenomeno artistico, visto attraverso le sue molteplici e plurisignificantii ramificazioni di linguaggio, con il mondo esterno, si identifica nel quoziente dato dal rapporto fra le componenti formali e le componenti narrative, fra ciò che è formulato, vogliamo dire, e ciò che è espresso, nei confronti della realtà corrente, sembra ovvio chiederci fino a quali livelli e limiti dialettici, la pittura di tipo marcatamente figurativo, possa comunicare, ferma restando, non nell'area statica della tradizione, si badi bene, ma nello stadio ottimale dell'ordine estetico, al di sopra della sfera, spesso forzosa e inautentica della contemporaneità.

Sedia e fiori
A diversi gradi di scelte e di ricerche, il "far pittura" comporta anzitutto un'indagine obbiettiva, che pur sciolta dalle teorie sul bello, vale unicamente per il risultato riflesso dall'immagine: e questo risultato vive secondo una propria legge estetica. La risposta alla scomoda domanda, potrebbe insomma risolversi nella frase che togliamo a Mallarmé: "Ogni oggetto esiste in quanto noi lo vediamo... e in quanto rappresenta un nostro stato d'animo: il simbolo nasce da un insieme di dati comuni alla nostra anima".
Ecco dunque tracciata, per via breve, la linea di confine che separa i caratteri di una pittura a schema percettivo e sensoriale, estranei quindi agli incantamenti e alle fatalità della storia, da quelli racchiusi nell'ambito iconografico di una pseudocultura, a volte irretita dalla stratificazione del potere.

Eclissi
La rapida premessa, che non vuole paludarsi in modo alleluiatico, di fronte all'opera pittorica di Pippi Starace, cerca, al contrario, di trovare il contatto, fondamentalmente sereno, con un lavoro creativo condotto, di pari passo sulla magica scia del sensibile, verso quell' edenico approdo, dove si incontrano, per sotterranee metamorfosi, il tempo e lo spazio dell'uomo; gli impulsi, forse umani che nel tempo e nello spazio si eclissano e risorgono. Il vasto repertorio figurale del pittore leccese, tenuto costantemente saldo, in un arco più che venticinquennale di esperienze, fra le maglie di una elaboratissima materia cromatica, rotta di sequenza in sequenza, da improvvise folgorazioni, da accensioni, anzi, di rossi e di ocre di verdi e di bleu oltremare, cui risponde l'eleganza del disegno, mai sottomessa al dominio esornativo, si avvale, sin dalle prime mosse, di una attenta e amorosa osservazione della natura.

Susanna

Maternità
Un'osservazione, che lontana dall'atteggiamento contemplativo su questo o quello oggetto, su questa o quella, piccola o grande che sia, tranche de vie mondaine, mira alla scoperta (o alla riscoperta?), del mito come proiezione dell'inconscio, piuttosto che come emblema araldico della cronaca di tutti i giorni. Un mito solare, mediterraneo, in cui si avvicendano, filtrando dai loca amoena della fantasia, l'idolo dell'Eterno Femminino, quasi la presenza viva e astratta, insieme, della Sposa Eterna, e il tessuto, positivo o negativo, reale o sognato, delle apparenze. Le figure e lo scarno paesaggio, così, al pari degli "Alberi e Sole" e delle "Donne di luna e fiori", "di Luna e foglie", diventano forme e le forme trasmutano in simboli: simboli che richiamano alla mente gli aspetti semplificati di una recuperata infanzia delle immagini, che si offrono, occasionalmente, come esistenze straordinarie, irripetibili.
Ma poiché il viaggio simbolista è comunque, un divenire, Pippi Starace, non volge i suoi sguardi solamente nella direzione di una realtà traslata, segue, semmai, un'idea o una somma di idee, lasciandosi invadere da esse fino a raggiungere una sorta di verità privata, solidale con la propria fonte espressiva. In ogni caso, si tratta di una pittura limpida, controllata tela su tela, centimetro per centimetro, per non inficiare (sarebbero sufficienti pochi segni e colori discordi!), l'equilibrio delle architetture, che peraltro, e soprattutto, è equilibrio poetico completamente staccato da qualunque zavorra letteraria.
PAOLO CASTELLUCCI