CINZIA
(Mensile indipendente di letteratura arte e poesia)
1957
Nato nel 1904. Vive e insegna a Roma. Trent' anni di attività artistica. Ha partecipato alle più importanti Mostre nazionali. Più volte a qnelle internazionali. E vi ha raccolto numerosi premi.
Sue opere in collezioni pubbliche e private a Roma, Bari, Padova, Livorno, Milano e in molte nostre altre città. All'Estero, sue opere a New York, Copenaghen, nel Pakistan. Ha decorato la Chiesa di San Ciro a Palermo, San Francesco sul Terminillo, l'Albergo Astoria a Livorno. Indirizzo : Via Tigre 30, Roma
La pittura di Pippi Starace ha due fulcri : la composizione e il colore. Non è una trovata lapalissiana, è l'essenziale per penetrarne i sensi e il linguaggio. Il suo lungo impegno di pittura parietale a Verona, Bari, Livorno gli aveva imposto, in sede compositiva, particolarmente questa problematica della figura. Le sue tele, di quell'impegno, a dir vero, non hanno risentito che per essere appena più precisate nell'alveo di uno stile, d'un'individualità. È, quello suo, un mondo figurativo vigile nel separare i mezzi espressivi del momento poetico e trarne una validità particolare dentro il significato totale.
Nativamente colmo di sensi cromatici, sottile goditore della dinamica della linea quando apre o conclude le forme, in un vago profitto di sinuosità malinconica, l'artista s'è imposta una castigatezza che frenasse quei suoi impulsi onde non gli prendessero la mano. E ha saputo ridurli alla pura necessità figurativa, a un linguaggio plastico delle figure che è uno dei fatti definitivi della sua arte. Questa gastigàtezza che disciplina e significa la sua pittura cercando nel cromatismo una legge d'equilibrio tonale e nella linea una plastica quasi introduttiva di esso, ha costretto le spinte pittoriche istintive dì Starace a una riuscita figurativa, alla finale conclusione in un mondo poetico.
Il colore non è un prodotto ottico, ma una scoperta espressiva. Il fatto cromatico è seguito e chiarito entro il fatto spaziale e compositivo. Non sono gialli, azzurri, rossi, verdi di valore lessicale, ma di invenzione strofica. S'innucleano, s'intersecano, si condizionano alla fantasia creatrice, a quanto le forme e le figure ne esigono in emozione poetica e più propriamente pittorica. Attorno ad esse, il ritmo della linea come un commerito musicale, come una siepe di versi fra le parti d'un sogno. Questa più drammatica scomposizione della realtà in emozioni di luce e di figure tende ad annullare il graficismo del disegno ; lo controlla e deterge sino a che la linea appare come il sottofondo, il contrappunto compositivo, la matrice plastica in cui s'accendono la luce e il linguaggio dei colori, l'interrogazione e la scoperta della realtà.
FERNANDO MANNO