MOSTRE LECCESI: IL RITORNO DEL PITTOR PRODIGO
1971
Nella vita artistica leccese sempre accesa e schioppettante di legna buona e anche, purtroppo non buona, che in parte e in altre mena fumo, ecco in questi giorni il caso insolito di un Leccese non più giovane di anni e, anzi più che adulto, che dopo forse mezzo secolo di cammino fatto su strade nazionali e anche internazionali, espone... per la prima volta a Lecce.
Un caso raro come un'avventura visto che dalla propria città solitamente si parte, e magari si,ritorna e non già che si arrivi "carico di esperienza" (come scrive Franco Silvestri, altro Leccese residente "fuori") di successi e, ciò che più conta, di approfondimento culturale in una prospettiva europea dell'arte. Ma il caso raro non sta, si intende, in questa specie di "ritorno del figliol prodigo", ma più sostanzialmente nello approdo inatteso di un figliolo ricco di linguaggio artistico chiaro, luminoso, godibile in se e per sè, offerto alla gioia dello spirito d'ogni sorta di pubblico; sia esso mediterraneo o atlantico, baltico o anche... artico. Voglio dire, che l'estro di Pippi Storace e il suo talento si proferisce guardarli nel risultato riunito, io, unico che offre, appunto, questa sua attuale mostra allineata, anzi distesa, nella galleria "La Giara" di via Rubichi.
Confesso che non mi incuriosisce la tecnica personalissima del Pittore (che si è cimentato anche come scultore; e non invano). Non mi impegna in troppe riflessioni il genere meglio: le tappe del cammino percorso, fin qui, dall'Artista. Questa, direi, è grammatica, è sintassi, ed è anche, se volete, padronanza di lingua e ricchezza di vocabolario, sempre preziose e fondamentali per ogni sorta di espressione; ma in Starace, se lo stile è ... l'uomo, la fantasia lo caratterizza e lo lascia spaziare cantando a me pare, come un poeta lirico.
Non azzardo comparazioni ed aggiungo: nessuna debolezza didascalica in Starace, mai un avvertito cenno di polemica, le sue opere vanno bene anche senza titolo; egli canta e poichè è nato con una mirabile voce pittorica, eccolo, come dicevo a dar gioia, a dispensarla. Coi colori, dagli impasti arcobalenici; con le luci librate nello spazio o anche imprigionate in vitree magie. Che più? Ad altri la ricerca tecnica e del come l'Artista ottenga i suoi risultati, le sue vibrazioni. A me bastano queste sensazioni, pure in trasparenze di versi nella luminosità dei colori.
E. Alvino